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Ask the Dust

“Chiedi alla polvere” è il libro più famoso di John Fante. Autore riscoperto da Bukowski, il quale ordinò la ristampa dei suoi volumi divenuti ormai introvabili. Se mi appresto a leggere un libro, considerato dalla critica e da chi lo ha letto, un capolavoro, so che irrimediabilmente ne resterò delusa. Infatti così è stato. Per i primi cinque minuti. Perchè poi ho letto l’introduzione scritta da Baricco. Ho riscoperto il libro ripensando e riflettendo sulle varie parti, apprezzandone l’ironia sottile e le tre storie parallele che appartengono al protagonista. Il ragazzo cattolico e timorato di Dio, lo scrittore, e l’innamorato non corrisposto.  Il tutto a bagno nella California, come ci suggerisce Baricco. Ci vorrebbe adesso un altro Fante, che fosse in grado di chiedere alla polvere com’è vivere il nostro tempo, la nostra indecisione e il nostro sdegno. Chissà cosa scriverebbe.

“Ask the Dust” is the John Fante’s most popular book. Author rediscovered by Bukoswki, who arranged the reprint of all his volumes becomed impossible to be found. If I’m about to read a book, considered by critics and people who actually read it, a masterpiece, I know for sure I’ll be disappointed. And it did. For about five minutes. Then I read the introduction written by Baricco. I rediscovered the book, rethinking about all the different parts, appreciating the light irony and the three parallel stories about the main character. The catholic and God fearing guy, the writer, and the one way love. Everything soaking in California, as Baricco says. We all need another Fante able to ask the dust, how is it living our time, our indecision and our outrage. Who knows what he would write.

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Full of Life

Nella lettura compulsiva della quale sono preda in questo periodo, ha trovato spazio anche John Fante. Con “Full of life” fino a ieri e con “Chiedi alla polvere” da oggi. Mi immergo sempre volentieri nelle storie, nei pensieri, nei percorsi e viaggi che gli autori fanno, spesso solo all’interno di loro stessi. Questo particolare viaggio parla dell’attesa di un figlio vista dalla prospettiva maschile. Leggere queste parole così piene di fragilità, a volte proprio di terrore, ci fa tenerezza. Perchè gli uomini sono creature semplici, e messi a confronto con elementi incontrollabili come -la vita- soccombono, almeno all’inizio. Mi viene da pensare che i nove mesi servano più all’uomo per abituarsi al nuovo arrivo, piuttosto che allo sviluppo del bambino. Un bel preavviso, una raccomandata per segnalare il pacco in arrivo. Dall’altro lato c’è il rapporto del protagonista con il proprio padre nel quale ci ritroviamo tutti. I genitori che si offendono, che hanno bisogno di attenzioni. C’è un momento, nella nostra vita, in cui riponiamo nell’armadio i vestiti da figlio e indossiamo quelli da genitore?

In the compulsive reading I’m prey of, in this period, I found some space for John Fante too. With “Full of life” till yesterday and with “Ask the dust” since today. I submerge myself with pleasure in stories, thoughts, ways and travels writers follow often only inside themselves. This peculiar trip talks about the waiting of a child from the male point of view. Reading these words so full of frailty, or even terror sometimes, tenderize us. Because men are simple creatures and towards uncontrollable elements like -life- they soccumb, at least in the beginning. It makes me think that nine months are more functional to men to get used to it, than baby’s development. A long notice, a registered mail to report the parcel. On the other side there’s the relationship with his own father in which we all recognize our life. Parents who take offence, who need attentions. Is there are moment where we put away son’s clothes and wear parent’s ones?

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