Moving to Oslo.

Ci hanno insegnato la parità sessuale, vista come traguardo finalmente raggiunto dopo molti anni di sottomissione femminile. Ma appena sotto questa patina di egualitarismo le differenze rimangono e permangono quando cominciamo a parlare di lavoro. Viviamo in un paese dove le donne hanno la possibilità di studiare, laurearsi, viaggiare e riuscire così ad ottenere, con merito, posizioni manageriali equivalenti a quelle degli uomini. Tutto ciò fino alla gravidanza. Diritto fondamentale per le donne, ma che diventa motivo di discriminazione probabilmente per questioni che riguardano il tempo da dedicare al lavoro o alla disponibilità a trasferte o molto banalmente per conservatorismo. Paesi nord europei come la Norvegia stabiliscono, per legge, il congedo parentale per entrambi i genitori. Le due figure genitoriali e di conseguenza le loro occupazioni assumono la stessa importanza di fronte alla legge e all’interno della società. Quindi anche i padri e madri hanno diritto (e dovere)  a trascorrere del tempo a casa con il neonato senza la paura, per entrambi, di tornare a lavoro e vedersi surclassati da altri.

In Norvegia, in ogni azienda il 50% degli impiegati è costituito da donne, e la stessa percentuale è presente in Parlamento. Le donne vengono rappresentate: la loro cultura e la loro preparazione viene utilizzata e vista come risorsa. Non sono costrette, come invece accade qui, a scegliere tra carriera o famiglia. Se consideriamo poi che solo una percentuale molto esigua di donne ricoprono ruoli manageriali anche prima della gravidanza, ciò la dice lunga sul livello di meritocrazia e di tessuto sociale ne quale ci troviamo.

Se parliamo però di pubblicità il corpo femminile viene usato per reclamizzare molteplici prodotti, dai telefoni allo yogurt alle macchine. Basta accendere la tv per vedere come la sessualità venga messa in evidenza e utilizzata come veciolo per concentrare l’attenzione. Forse succede in Italia perchè Belen in bikini avrebbe molto più freddo ad Oslo o probabilmente perchè un bel corpo vende più di uno slogan informativo. Ma mi chiedo se è questo il paese nel quale vogliamo vivere. Me lo chiedo da molto. Mi piacerebbe poter lavorare con le donne, e per le altre donne, in modo da far crescere ed evolvere questa società. Società radicata a stereotipi e alla conservazione di una condizione che non ci fa essere competitivi nei confronti degli altri paesi e fieri di ciò che siamo.

Considerazioni un pò troppo tristi per questo inizio di Ottobre.

Per saperne di più, questo è il documentario realizzato per la trasmissione Presa Diretta, dal giornalista Riccardo Iacona.

Presa Diretta

They taught us the sex equality, seen as a goal finally achieved after many years of female submission. But under this thin gloss of egalitarianism,  gaps remain and overstay when we talk about work. We live in a country where women have the chance to study, graduate, travel, then get, deservedly,managerial jobs as important as mens’. All this until pregnancy, essential right for women, which become a reason for discrimination for working time issues or problems about availability to be away or simply conservatism. North Europe countries like Norway set, by law, the parental leave for both of parents. The two parent figures, their jobs assume the same important for law and in the society. So fathers  and mothers have the right (and duty) to spend time with their kids without the fear of coming back to work and being outclassed by others.

In Norway, in every company 50% of employees are women, and the same percentage in Parliament. Women are represented, their culture and qualification are well used and seen as a resource and are not forced to choose between family and career. If we think that a really small percentage of women have menegerial jobs in Italy, It says so much about meritocrazy and social fabric where we live.

If we talk about advertising, female body is used to publicize many products from phones to yogurts to cars. We switch on the tv and it’s clear how sexuality is enphasized  and used like vehicle to focus the attention on products. Maybe it happens here because Belen in bikini would be cold in Oslo, or maybe because a beautiful body sells more than an informative slogan. But I’m wondering if this is the kind of country I want to live in.  I would like to work with and for other women, to let this society grow. Society ingrained in stereotypes and in saving a condition that doesn’t let us be competitive, compared to other countries and proud of who we are.

Sad thoughts for these first days of October.

To have more informations, this is the inquiry realized for the tv show Presa Diretta, by the journalist  Riccardo Iacona.

Presa Diretta

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  1. #1 by Rano on October 6, 2010 - 8:19 am

    Ma chi se ne importa se sono pensieri un pò tristi! E’ la pura verità e tutti dovremo pensare a queste cose invece di pensare alle partite di calcio o al paio di scarpe nuove da comprare. La società italiana è al collasso e credo che come popolo ci siano inariditi davanti a quello schifo che ci fanno leggere e vedere, l’italiano ha perso totalmente la capacità di critica e di vedere coi propri occhi.
    No, questo non è il paese dove voglio vivere e spero sempre che le cose cambino, ma siamo solo un gruppo di caproni e la maggioranza preferisce non vedere il baratro dove stiamo scivolando.

    Grazie per avermi fatto leggere questo bellissimo post.
    Grazie davvero.

  2. #2 by In Elegance We Trust on October 6, 2010 - 10:42 am

    Grazie a te per averlo letto.

    Spero che l’indifferenza riesca ad evolversi, ma non ne sono così sicura.

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